a cura di Giuseppe Vacca e Giancarlo Schirru
Bologna, Il Mulino 2007
pp. 345 € 24,50 | 9788815118226

Con questo volume, pubblicato in occasione del settimo decennale della morte di Antonio Gramsci, prende il via una serie di pubblicazioni annuali tese a pubblicare nuovi studi sul pensiero gramsciano, opera di studiosi di tutto il mondo. La letteratura internazionale su Gramsci è in crescente aumento da circa trent’anni, a dimostrazione di un interesse che non accenna ad affievolirsi. Pubblicarne gli esiti migliori e più recenti in un volume è un modo per offrire anche al lettore non specialista una prima occasione di contatto con questa vasta riflessione scientifica. Tra gli argomenti oggetto dei saggi qui selezionati segnaliamo la riflessione sul linguaggio, la teologia, il rapporto tra diritto ed economia, la teoria della politica e delle relazioni internazionali, l’applicazione di categorie gramsciane a singoli casi nazionali (come la lotta contro l’apartheid in Sud Africa o il processo di pace in Medio Oriente) o l’esame della diffusione del pensiero di Gramsci in aree culturali contemporanee come il mondo arabo.

Indice

Premessa, Giuseppe Vacca e Giancarlo Schirru 9
Nota al testo 19
Abbreviazioni 21

Sraffa, Wittgenstein e Gramsci di Amartya K. Sen 23
Il dibattito contemporaneo sulla società civile di Joseph A. Buttigieg 55
Il dibattito sul concetto di società civile nel mondo arabo di Michaelle L. Browers 79
Il declino del processo di pace in Medio Oriente di Markus E. Bouillon 119
La Black Theology nelle lotte per la libertà di Rupe Simms 153
Sul concetto gramsciano di «subalterno» di Marcus E. Green 199
Gramsci lettore di Machiavelli di Juan Carlos Portantiero 233
Il filosofo democratico: la retorica come egemonia di Benedetto Fontana 241
Introduzione alle Lettere dal carcere di Dora Kanoussi 273
L’era dell’assolutismo: capitalismo, Stato moderno e relazioni internazionali di Adam David Morton 295
Il diritto e la cultura del capitalismo globale di A. Claire Cutler 321

Gli autori 343

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Premessa
di Giuseppe Vacca e Giancarlo Schirru
La Fondazione Istituto Gramsci, grazie al sostegno della Regione Lazio, avvia con questa raccolta una nuova serie di volumi annuali in cui viene offerta al pubblico italiano una rassegna degli studi gramsciani nel mondo. Molti dei saggi compresi in questo primo volume, e quelli che progettiamo di includere negli altri che verranno, circolano su riviste, miscellanee o collane per lo più accolte nelle nostre biblioteche e sono quindi accessibili agli studiosi. L’idea di una serie di traduzioni antologiche nasce dalla considerazione che la figura di Antonio Gramsci è oggetto di interesse, in Italia, non solo della comunità scientifica e degli specialisti, ma di un pubblico molto più ampio, a cui si vuole fornire uno strumento per prendere contatto con le correnti più rappresentative dell’ampia letteratura a lui dedicata in larga parte del mondo contemporaneo.
Ci proponiamo dunque di fornire da un lato un panorama aggiornato dei contributi più recenti, meritevoli per diverse ragioni  di essere proposti al pubblico italiano; dall’altro di scegliere alcuni filoni tematici che possano illustrare, con una profondità cronologica maggiore, singoli àmbiti disciplinari in cui si è avuto un significativo approfondimento della riflessione su Gramsci, o alcuni contesti culturali di diffusione del suo pensiero. Bisogna inoltre tenere conto che, se si vogliono superare i confini delle comunità scientifiche maggiormente internazionalizzate (quali quelle che sono inevitabilmente più presenti in questa prima raccolta) e dare il giusto risalto alla letteratura dei paesi in via di sviluppo, è necessario un contatto diretto con tradizioni culturali e linguistiche di difficile accessibilità, che può essere fornito solo da specialisti di quelle letterature. La bibliografia a noi nota lascia intanto ipotizzare alcuni titoli che abbiamo in progetto: tra questi un volume dedicato ai Cultural Studies, uno sull’influenza del pensiero gramsciano nella teoria delle delle relazioni internazionali, uno sulla diffusione del suo pensiero nel mondo islamico. L’iniziativa andava presa da tempo: assistiamo infatti da almeno tre decenni a una forte crescita di attenzione, nelle più diverse aree culturali del mondo, al «fenomeno Gramsci». Si può assumere come momento principale di questa «esplosione» il quarto decennale della sua morte, il 1977: oltre alle molte iniziative scientifiche e politiche che celebrarono la ricorrenza, una serie di eventi nuovi contribuì ad accendere nel mondo l’interesse per l’eredità culturale gramsciana. I primi tra questi erano di carattere politico, ed erano connessi con la notevole curiosità che accompagnò, all’estero, la strategia del compromesso storico in Italia, e il fenomeno dell’Eurocomunismo. Un secondo importante elemento fu l’incontro con Gramsci di molti intellettuali latino-americani: questi «scoprirono» nel teorico italiano un efficace antidoto alle tradizioni marxiste diffuse in precedenza nei loro paesi, oppressi in quegli anni da dittature militari, e un punto di riferimento basilare per elaborare strategie politiche democratiche e nazionali. Va inoltre ricordato il fatto che già erano disponibili, in quel decennio, alcune pregevoli antologie in lingua inglese degli scritti gramsciani che consentirono un contatto non solo con le tematiche affrontate da Gramsci nella sua riflessione, ma anche con le principali linee di sviluppo teorico politico che essa aveva favorito. Di fondamentale importanza fu poi l’attenzione di alcuni studiosi che fecero da battistrada della penetrazione del pensiero gramsciano all’interno delle loro culture nazionali: tra questi è doveroso citare Raymond Williams e Stuart Hall per la Gran Bretagna, Edward Said per gli Stati Uniti, Ranajit Guha per l’India, il gruppo costituitosi attorno alla rivista «Pasado y Presente» in Argentina, animato da José Aricò e Juan Carlos Portantiero, che esercitò, anche attraverso l’esperienza dell’emigrazione, un forte influsso su tutta l’America latina; citiamo ancora Dora Kanoussi in Messico e Carlos Nelson Coutinho in Brasile; Robert Cox e Stephen Gill in Canada; in Giappone si assiste, proprio dagli anni ’70, alla costituzione di un coeso nucleo di intellettuali, tra cui Eisude Takemura e Hiroshi Matsuda, che si dedicherà a un intenso   studio dell’opera gramsciana; ricordiamo ancora l’opera di Choi Jang-jip in Corea del Sud e, dalla metà degli anni ’80, quella di Tian Shigang e Mao Yunze in Cina. Un ulteriore elemento che favorì la diffusione internazionale del pensiero gramsciano fu la pubblicazione in Italia della edizione cronologica dei Quaderni del carcere, promossa dall’Istituto Gramsci e curata da Valentino Gerratana (Torino, Einaudi, 1975), che ha dato avvio a un nuovo e più ampio ciclo di traduzioni. Sebbene un’edizione diacronica sia pensata soprattutto per una fruizione del testo nella lingua originale, la pubblicazione dei Quaderni con criteri fortemente conservativi, quasi diplomatici, ha provocato un forte interesse per una traduzione integrale del nuovo testo in numerose lingue di cultura: le singole imprese sono state lunghe e faticose, e portate a termine in un arco di tempo piuttosto lungo. Ma già da alcuni anni sono state ultimate le traduzioni in francese, in spagnolo, in portoghese e in tedesco ; ancora in corso sono la versione inglese e quella giapponese, mentre è ora in progetto un’edizione russa. Una parte importante degli studi internazionali su Gramsci è stata quindi animata proprio dai traduttori, o dagli studiosi a loro legati. Contemporaneamente è proseguita la pubblicazione delle antologie e delle lettere. A tutt’oggi ci sono noti scritti gramsciani disponibili, in forma più o meno ampia, in ben trentatré lingue diverse dall’italiano: oltre alle sette già citate, in albanese, arabo, bengalese, bulgaro, catalano, cèco, cinese, coreano, croato, danese, ebraico, finnico, greco, macedone, neerlandese, persiano, polacco, portoghese, provenzale, rumeno, serbo, slovacco, sloveno, svedese, turco, ungherese. Da ultimo è stata pubblicata a Pechino la traduzione integrale delle Lettere dal carcere. Si tenga conto, infine, che ancora più ampio è il ventaglio di lingue in cui figura la letteratura secondaria, e che si ha notizia dell’avvio in anni recenti – dopo una cospicua circolazione nei paesi arabo-islamici a datare dagli anni ’80 – di studi gramsciani in numerosi altri paesi emergenti, tra cui il Pakistan e l’Indonesia. L’interesse per Gramsci si è ulteriormente accresciuto dopo il biennio 1989-1991: la caduta del socialismo reale in Europa e la fine dell’Unione Sovietica hanno provocato uno spostamento di attenzione sul pensiero gramsciano in molta parte del cosiddetto mondo in via di sviluppo, che ha potuto trovare in alcune note dei Quaderni del carcere e nel saggio Alcuni temi sulla quistione meridionale riflessioni e spunti giudicati di grande interesse per la comprensione dei problemi e per le prospettive dei paesi postcoloniali; il superamento della Guerra Fredda ha inoltre consacrato definitivamente Gramsci come un classico del pensiero europeo novecentesco, e ne ha permesso una circolazione ancora più ampia nell’America settentrionale. A Gramsci quindi, che fu tra l’altro un infaticabile traduttore e che dedicò alla traduzione una parte significativa del suo pensiero, è toccato in sorte di essere il pensatore italiano contemporaneo più tradotto e studiato nel mondo. Attualmente circa metà della letteratura a lui dedicata prodotta ogni anno è scritta in lingue diverse dall’italiano da autori attivi al di fuori del nostro paese. Dicevamo che questa iniziativa andava presa da tempo; aggiungiamo che solo oggi siamo in grado di avviare un’impresa che costituisce, in realtà, il punto d’arrivo di alcune attività avviate da diversi anni. Nell’ottobre del 1989 la Fondazione Istituto Gramsci organizzò a Formia il convegno internazionale dal titolo Gramsci nel mondo, in cui per la prima volta veniva fatto un bilancio della diffusione del pensiero gramsciano. In quell’occasione fu fondata la International Gramsci Society (IGS), con la presidenza di Valentino Gerratana, e ad essa aderirono studiosi di numerosi paesi. Nel frattempo John M. Cammett, pioniere degli studi gramsciani negli Stati Uniti fin dagli anni ’60, aveva compilato una prima versione a stampa di un ampio database elettronico. in cui la bibliografia gramsciana precedentemente raccolta da Elsa Fubiniera integrata con una grande quantità di notizie provenienti dalla letteratura internazionale. Subito dopo il convegno di Formia quindi la Fondazione Istituto Gramsci  decise di procedere all’edizione a stampa di una bibliografia internazionale che vide la luce, con la cura dello stesso Cammett, nel 1992 (per gli anni compresi fino al 1988), ed ebbe un successivo aggiornamento nel 1995 (esteso fino all’annata bibliografica 1993): la Bibliografia gramsciana, comprendente oggi circa 17.000 voci, è continuamente aggiornata e pubblicata ora in linea, a cura dello stesso Cammett, di Luisa Righi e Francesco Giasi, con il sostegno della Regione Lazio, in formato elettronico. Una raccolta periodica di notizie bibliografiche, molte delle quali corredate da sommari, è reperibile inoltre nella Newsletter della IGS. L’ampio database della Bibliografia gramsciana costituisce la premessa necessaria dei volumi che qui avviamo, i quali rappresentano in un certo senso una prosecuzione di quell’opera che ha segnato un passo decisivo nella conoscenza della diffusione internazionale degli studi su Gramsci. Nello stesso periodo in cui l’interesse per il pensiero di Gramsci si moltiplicava in numerose aree culturali straniere, in Italia si verificava una caduta della sua influenza e una messa in discussione radicale della sua lezione. Il tentativo più forte e per molti aspetti grottesco di far passare la teoria gramsciana dell’egemonia per una mascheratura della dittatura del proletariato di tipo sovietico fu messo in atto dalla rivista «Mondoperaio» proprio nel 1977. Per circa un decennio si assistette quindi a una crescente divaricazione tra la fortuna internazionale di Gramsci e il dibattito italiano sulla sua figura. Quest’ultimo rimase attardato in una angusta disputa ideologica sulla sua spendibilità politica nell’arena nazionale, mentre nel mondo il suo pensiero era ormai studiato come quello di un classico della filosofia politica e degli studi della cultura. Questa frattura cominciò a ricomporsi intorno al 1989: l’Istituto Gramsci aveva cominciato a fornire una risposta a quella crisi dando impulso alla ricerca filologica sugli scritti di Gramsci (aveva ripreso la ricerca archivistica sui documenti della storia del Pci e della biografia di Gramsci giacenti a Mosca negli archivi del Comintern), alla pubblicazione dei carteggi (diretti e paralleli) e ponendo le premesse di una edizione nazionale dei suoi scritti. Inoltre, essa rivolse la sua attenzione ai numerosi percorsi della diffusione del pensiero gramsciano nel mondo, con le iniziative che abbiamo ricordato. Il ritorno ai testi in una forma più rigorosa, la loro accresciuta circolazione internazionale e l’emergere di nuove interpretazioni hanno quindi rappresentato in Italia il maggiore contributo a un ripensamento complessivo della biografia, dell’azione politica e del pensiero di Gramsci. Questo lavoro, cominciato in un momento difficile, in quanto era ostacolato dalle accese dispute che accompagnarono la fine del Partito comunista italiano, è proseguito poi in modo più serrato e disteso ed è tuttora in corso. Grazie alle nuove acquisizioni documentarie, sono emersi innanzi tutto il profilo di Tania Schucht e il suo ruolo nella biografia di Gramsci. Le ricerche di Aldo Natoli, Chiara Daniele e Francesca Izzo hanno messo in luce i caratteri di una donna di grande spessore intellettuale che intrattenne con Gramsci un dialogo fitto e d’importanza per lui vitale. Si è chiarito inoltre il ruolo politico di Sraffa, che dal 29 fu l’unico veicolo delle decisioni del partito nei riguardi del prigioniero. Un settore non meno importante in cui la ricerca si è rinnovata riguarda i rapporti tra Gramsci e Togliatti: i nuovi studi si sono concentrati sul loro legame, sui loro scontri politici, sull’attività svolta da Togliatti per salvaguardare e valorizzare l’eredità letteraria di Gramsci. Ma l’impresa culturale più impegnativa realizzata dalla Fondazione nell’ultimo decennio è l’edizione nazionale degli scritti gramsciani che abbiamo già ricordato, pubblicata dall’Istituto della Enciclopedia Italiana. Il primo volume, che comprende i Quaderni di traduzioni inediti, curato da Giuseppe Cospito e Gianni Francioni, vede la luce negli stessi giorni della pubblicazione di questo annuario. La diffusione internazionale degli studi gramsciani ha avuto una verifica significativa, nella ricorrenza del sesto decennale della morte, il 1997, quando furono organizzati due appuntamenti scientifici – rispettivamente da parte della Fondazione Istituto Gramsci e della IGS – che videro entrambi un’ampia  partecipazione di studiosi stranieri. Infine, va ricordato il seminario della sezione italiana della IGS in corso ormai da diversi anni, dedicato allo studio del lessico dei Quaderni del carcere. La Fondazione Istituto Gramsci ha poi varato il progetto di Bibliografia gramsciana ragionata, diretta da Angelo d’Orsi, che abbraccia la letteratura in lingua italiana dal 1922 al 2005. Quello che abbiamo sommariamente tratteggiato è lo sfondo della presente antologia. La redazione, che ha lavorato con il sostegno di un ampio comitato scientifico, si è basata sui dati contenuti nella Bibliografia gramsciana per gli anni 2000-2005. La scelta dell’arco cronologico è stata motivata dall’intento di offrire al lettore un panorama della letteratura critica più recente. I lavori di reperimento, esame e scelta dei documenti si sono svolti nel corso del 2006. I criteri esterni di selezione sono stati dettati dalla volontà di compilare un volume relativamente agile, di pubblicare testi integrali (evitando la scelta di singoli capitoli di monografie o di saggi troppo ampi che avrebbero richiesto tagli redazionali), di concentrare l’attenzione sulla letteratura di taglio scientifico e critico, con l’esclusione quindi degli interventi comparsi sulla stampa di informazione o aventi ispirazione politico-ideologica. Malgrado queste delimitazioni, il materiale preso in esame è risultato ugualmente molto ampio: sono stati quindi privilegiati i lavori che a nostro avviso forniscono il maggiore apporto nell’approfondimento critico di aspetti basilari del pensiero gramsciano, che illustrano alcuni filoni della diffusione internazionale degli scritti di Gramsci, o che riescono ad applicare – in modi che abbiamo giudicato significativi – le categorie gramsciane a singoli àmbiti di riflessione teorico-politica, storica e culturale. Abbiamo inoltre voluto fornire una scelta disciplinare sufficientemente diversificata, dando rilievo alla varietà delle tematiche rappresentate. Come si potrà notare, i temi su cui prevalentemente si concentrano i contributi che qui pubblichiamo sono quelli della «società civile», dell’«egemonia» e della teoria degli intellettuali, con quelli ad essi più strettamente correlati, ovvero le categorie di «rivoluzione passiva» e di «subalternità». Malgrado la loro matrice fondamentalmente politica, questi concetti, di forte impatto ermeneutico, circolano in diversi àmbiti disciplinari: la ricerca storica, la teoria delle relazioni internazionali, l’economia politica, l’esame di singoli casi nazionali, la filosofia, lo studio della cultura, la storia letteraria, l’antropologia e lo studio delle culture popolari, la scienza della formazione, la teoria delle comunicazioni di massa e lo studio del linguaggio. Per un primo assaggio di questo ampio ventaglio di temi e prospettive di ricerca rinviamo il lettore alle pagine che seguono.

 

Il volume è stato realizzato grazie ad un contributo concesso alla Fondazione Istituto Gramsci dalla Regione Lazio