Studi gramsciani nel mondo
GRAMSCI NEL MONDO ARABO

a cura di Patrizia Manduchi, Alessandra Marchi, Giuseppe Vacca
Bologna, Il Mulino 2017
pp. 335 € 28,00 | 9788815274113

Il volume raccoglie una selezione di saggi di autori arabi dedicati alla figura e al pensiero di Antonio Gramsci. Aperto da una presentazione di Giuseppe Vacca e da due saggi introduttivi dedicati rispettivamente alla penultima e ultima generazione di studiosi gramsciani arabi, è strutturato in due sezioni. La prima comprende contributi presentati nel più importante convegno su Gramsci nel mondo arabo, tenutosi al Cairo nel 1990; la seconda riporta saggi apparsi dal Duemila in avanti, periodo caratterizzato da una radicalizzazione di matrice religiosa e politica e dalla straordinaria stagione delle rivolte arabe. Gli scritti di sociologi, filosofi, politologi, economisti, antropologi, critici letterari, provenienti da Algeria, Tunisia, Egitto, Palestina, Siria, Iraq sono quasi tutti tradotti dall’arabo. Essi documentano l’incontro con il pensiero di Gramsci e con le sue riflessioni su società civile, intellettuali, egemonia, blocco storico, rivoluzione passiva, rilette alla luce dei variegati e complessi contesti politici e sociali arabi. Ne emerge un dibattito poco noto in Italia e certamente utile per la conoscenza del pensiero politico arabo contemporaneo.

Indice

Nota ai testi 7

Nota sulle traslitterazioni dall’arabo 9

Abbreviazioni 13

Prefazione, di Giuseppe Vacca 15

Intellettuali, società civile, egemonia nel mondo arabo: la lezione di Gramsci, di Patrizia Manduchi 23

Nuove letture gramsciane del mondo arabo: continuità ed evoluzione del pensiero critico, di Alessandra Marchi 49

PARTE PRIMA

Il concetto di «società civile» e il passaggio al pluripartitismo, di Abdelkader Zghal 73

Gramsci nel pensiero arabo, di Tahar Labib 101

La cultura popolare nella politica di Gramsci, di Faysal Darraj 119

I meccanismi di egemonia e di resistenza nel discorso popolare, di ‘Isam Fawzi 139

La prospettiva gramsciana sulla lingua e la letteratura, di Ferial Ghazoul 157

Gli intellettuali, lo Stato e la società civile, di Nadia Ramsis Farah 185

L’emarginazione della cultura e l’egemonia culturale della controrivoluzione, di Farida Naqqash 199

Gramsci e gli arabi: un incontro tardivo?, di ‘Ali el-Kenz 213

PARTE SECONDA

Antonio Gramsci e Edward Said: due differenti complessità, di Faysal Darraj 227

Islamizzare l’Egitto? Sui limiti delle strategie controegemoniche gramsciane, di Hazem Kandil 249

Gli intellettuali arabi e l’autorità. Continuità di un tacito compromesso, di Hassan Nadhem 291

Le rivolte arabe. Il vecchio muore e il nuovo non può nascere, di Yasser Munif 309

Gli autori 333
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Prefazione
di Giuseppe Vacca
Fra i saggi raccolti nel primo volume degli Studi gramsciani nel mondo (Bologna, Il Mulino, 2007) spiccava quello di Michelle L. Browers, Il dibattito sul concetto di società civile nel mondo arabo, dedicato al convegno del Cairo del 1989 (24-26 novembre) che, come ricorda Patrizia Manduchi nel suo saggio introduttivo, è «a tutt’oggi considerato il momento più importante di analisi, discussione e confronto fra studiosi che si sia svolto in un paese arabo su temi collegati alle categorie gramsciane». I sette saggi tratti dagli atti di quel convegno per la presente silloge mi pare confermino la sua valutazione. Colgo l’occasione per precisare che il mio contributo su L’analisi dell’egemonia. La guerra di posizione e la rivoluzione passiva, inserito nel volume che raccoglieva la relazione, non era stato illustrato al convegno poiché, con rammarico, non vi potei partecipare1. Al convegno del Cairo partecipò, invece, Antonio Di Meo, vicedirettore della Fondazione Gramsci, che ne scrisse un brillante resoconto2. Fin dall’avvio della collana degli Studi gramsciani nel mondo annunciammo il proposito di dedicarne un volume alla penetrazione del pensiero di Gramsci tra le élite politiche e intellettuali dei paesi arabi, stimolati anche dalle sollecitazioni di Michele Brondino che fin dal 1988 ci aveva aiutato ad allacciare rapporti diretti con alcuni di loro. Infatti, grazie alla partecipazione di Antonio A. Santucci (collaboratore di Valentino Gerratana nel Centro di studi gramsciano operante presso la Fondazione), al primo incontro internazionale sull’opera di Gramsci, realizzato a Tunisi dal 24 al 26 febbraio 19893, si stabilì una proficua collaborazione con Tahar Labib che pochi mesi dopo prese parte al Convegno internazionale di studi gramsciani di Formia (25-28 ottobre 1989) con una densa relazione su Gramsci nel mondo arabo4. La Fondazione Gramsci collaborò alla realizzazione sia del Convegno di Tunisi che del Convegno del Cairo, creando così «le prime occasioni di contatto in Italia» con studiosi arabi del pensiero gramsciano5 e da lì si dipana il filo di un’attenzione che ci ha condotti finalmente, grazie all’impegno tenace e generoso di Patrizia Manduchi e Alessandra Marchi, alla pubblicazione del presente volume. Ma forse è più giusto dire che nel 1989 furono riannodati rapporti della Fondazione Gramsci con la cultura araba già stabiliti all’inizio degli anni Settanta del Novecento, sfilacciatisi nel tempo. Patrizia Manduchi ricorda l’importanza della traduzione in lingua araba, nel 1994, della Selections from the Prison Notebookcurata da Quentin Hoare e Geoffrey Nowel-Smith nel 1971, per una più compiuta comprensione del pensiero di Gramsci da parte di studiosi arabi che non conoscono l’italiano. Il primo progetto di traduzione in arabo della Selections di cui abbiamo notizia risale al 1973 e avrebbe dovuto essere affidato ad Anouar Abdel-Malek. Prima di ricostruirne la vicenda dalle carte di Franco Ferri che allora dirigeva la Fondazione Gramsci, vorrei illustrarne l’interesse con alcuni ricordi personali. Avevo letto il libro di Abdel-Malek Esercito e società in Egitto 1952-1967 appena pubblicato da Einaudi subito dopo la Guerra dei sei giorni e mi era parso significativamente influenzato dalla lezione gramsciana. L’edizione francese Egypte, société militaire era uscita presso le Éditions du Seuil nel 1962, in concomitanza con la conclusione vittoriosa della guerra di liberazione algerina che avevo seguito con lo strazio e la passione di un giovane comunista italiano. Erano anni di grande sviluppo della proiezione internazionale del Pci, favorita dal crescente interesse per la «via italiana al socialismo» e dalla prima diffusione degli scritti di Gramsci nel mondo6. La figura di Abdel-Malek mi incuriosiva poiché mi pareva che usasse egregiamente Gramsci per ripensare la storia nazionale egiziana, come accadeva nella storiografia di sinistra in Italia, fin dalla prima pubblicazione dei Quaderni, e in Europa tra la seconda metà degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta. Inoltre Malek affrontava la storia dell’Egitto in tempo reale, mentre in Italia il Pci e l’Istituto Gramsci non riuscivano a realizzare un convegno storiografico sul fascismo progettato da tempo. Pertanto lessi con attenzione un suo saggio apparso su «Nuovi Argomenti» nel 1964. Il saggio, intitolato La problematica del socialismo nel mondo arabo, aveva un esordio illuminante. […]
Il volume è stato realizzato con il contributo concesso dal Gruppo Unipol